La speculazione sui prezzi dell’energia continua a far parlare di sé, ma pochi sono disposti ad ammettere la verità dietro questa situazione. Da giugno 2021, abbiamo assistito a un aumento dei prezzi della luce e del gas causato unicamente dalla speculazione. Questo aspetto è stato affrontato nel nostro dossier intitolato “Carissimo gas”. Invece di riconoscere questo errore sistematico o ammettere di aver favorito i mercati finanziari a discapito della povertà, si è cercato di camuffare la realtà con motivazioni esterne inesistenti.
Ora che i prezzi stanno diminuendo, la politica cerca di prendersi il merito attribuendo questa diminuzione ai provvedimenti adottati dall’Unione europea. Ma anche questa è una falsità. La speculazione è influenzata dalla domanda e dall’offerta: più alta è la domanda, maggiore è la speculazione; più bassa è la domanda, minore è la speculazione. L’offerta nel settore dell’energia è costante nel tempo e ha un andamento ripetitivo anche nei mesi, come confermato dal bilancio energetico del ministero della Transizione ecologica.
I contratti di importazione si dividono in due categorie: quelli “spot”, che riguardano operazioni entro tre mesi, e quelli “long term”, regolati da contratti ultra-annuali con prezzi fissati e indicizzati al costo del petrolio (Brent). Solo il 2,8% dei contratti totali, secondo la relazione di Arera, viene effettuato nelle Borse europee, e comunque entro un limite massimo del 12% dei contratti con durata inferiore all’anno.
Sono i contratti “spot” a causare l’aumento dei prezzi e la speculazione, anche se gli importatori con contratti “long term” si adeguano successivamente e vendono al consumatore finale con il prezzo fissato dai mercati finanziari. Questo spiega perché i profitti lordi di Eni sono triplicati trimestralmente a partire da settembre 2021, raggiungendo cifre miliardarie. Faremo un’analisi dei risultati del terzo trimestre non appena saranno disponibili entro la fine di ottobre.
Ma perché i prezzi sono in forte ribasso in ottobre? Questo è dovuto alla diminuzione della domanda, causata da un clima favorevole che ha ridotto l’utilizzo dei termosifoni. Gli importatori “spot”, che hanno acquistato ad agosto quando i prezzi erano più alti, non consegnano il gas poiché gli utenti non lo stanno ancora acquistando. Di conseguenza, il prezzo si riduce naturalmente grazie alla regolazione del mercato basata sulla domanda e sull’offerta. Se gli importatori “spot” riducono la domanda, i mercati finanziari stagnano e la maggior parte del gas importato finisce negli stoccaggi senza alcun costo, a discapito degli utenti che pagano per l’uso dell’impianto di stoccaggio.
Questo non significa che i prezzi non torneranno ad aumentare. È molto probabile che ciò accada se le condizioni climatiche diventano meno favorevoli. I provvedimenti adottati dai politici, sia a livello nazionale che europeo, non risolveranno il problema e potremmo ritrovarci nella stessa situazione di agosto. I picchi di prezzo si sono ripetuti ogni tre o quattro mesi dal giugno 2021, diventando sempre più alti ad ogni ripetizione. L’unica soluzione per porre fine a questa situazione drammatica e vergognosa è bloccare le importazioni “spot” e chiudere i cosiddetti mercati finanziari. Qualsiasi altra soluzione non risolverà il problema e gli utenti continueranno a subire un’alta inflazione.
La mia preoccupazione deriva dalla scarsa credibilità della classe politica che discute di questioni insignificanti, ma la cui volontà è determinante per trovare una soluzione.
Remo Valsecchi, già commercialista e autore del