La recente guerra tra Hamas e Israele ha sollevato preoccupazioni riguardo alle forniture energetiche per l’Italia, che dipende per l’80% dall’approvvigionamento estero di petrolio e gas. Federpetroli Italia ha messo in evidenza questi rischi, affermando che sembra un copione già visto. La scorsa settimana, si era già parlato dei problemi di approvvigionamento in Africa e in Medio Oriente.
Israele ha bloccato in via precauzionale la produzione del giacimento di Tamar, che è gestito da Chevron e ha una capacità produttiva di circa 10 miliardi di metri cubi all’anno. Questo giacimento fornisce gas all’Egitto e all’Europa. Inoltre, c’è il grande giacimento di gas metano chiamato Leviathan, che si estende tra Cipro e il Libano. Questo giacimento potrebbe stravolgere gli equilibri energetici del Medio Oriente e ha autonomia di produzione per oltre 50 anni.
La tensione tra Israele e Hamas ha già causato un aumento dei prezzi internazionali della benzina e del gasolio. Federpetroli avverte che ciò potrebbe avere ripercussioni sulle bollette. Le quotazioni internazionali del gas sono aumentate del 15% in poche ore, mentre i prezzi del petrolio sono saliti del 4%. Anche il metano ha registrato un rialzo del 3%.
Secondo gli analisti di Goldman Sachs, l’interruzione del giacimento di Tamar potrebbe avere un impatto marginale sul mercato globale del gas naturale liquefatto (Gnl), rappresentando circa l’1,5% dell’offerta mondiale. Tuttavia, l’effetto sull’offerta per l’Europa nord-occidentale è inferiore alla dimensione totale dell’interruzione. Inoltre, il clima mite finora ha compensato l’entità dell’interruzione.
Goldman Sachs vede rischi al rialzo per i prezzi del gas europeo a causa dell’incertezza sulla durata dello stop della produzione di gas e sulle ramificazioni geopolitiche del conflitto in corso.
