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giovedì, Gennaio 23, 2025
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Impatto del golpe in Niger sull’approvvigionamento di uranio e gas e le conseguenze sulle bollette in Europa

La connessione tra la guerra in Ucraina, la Russia e il colpo di Stato in Niger è diventata evidente fin dall’inizio, quando il gruppo di mercenari Wagner ha rivendicato un ruolo nel rovesciamento del governo di Niamey. Inizialmente, l’attenzione in Italia e in Europa si è concentrata sui flussi migratori, poiché il Niger funge da punto di transito per i migranti diretti verso il Nord Africa e le coste dell’UE. Tuttavia, se Mosca ha deciso di espandere la sua influenza in Niger, ciò è dovuto anche alla lotta energetica con Bruxelles, in particolare per quanto riguarda l’uranio e, potenzialmente, il gas.

**La lotta per l’uranio**

Gli interessi contrastanti tra Occidente e Russia nell’ambito dell’uranio sono evidenti. Nonostante la maggior parte della popolazione del Niger viva al di sotto della soglia di povertà, il paese è il settimo produttore mondiale di uranio, un combustibile essenziale per le centrali nucleari. Attualmente, oltre la metà dell’uranio estratto nel Niger è controllato da Orano, un’azienda di proprietà dello Stato francese. Il resto proviene da un’azienda canadese. Gli esperti ritengono che le riserve di uranio siano sfruttate solo parzialmente e prevedono un aumento delle attività minerarie.

Nel maggio scorso, Orano ha stretto un accordo con il governo del Niger per aumentare la produzione di uranio. Pochi giorni dopo, il personale francese dell’azienda è stato richiamato in patria, giustificando la decisione con le vacanze estive. Tuttavia, diversi media hanno sottolineato che l’azienda era a conoscenza di un possibile colpo di Stato imminente che avrebbe messo a rischio i suoi dipendenti. La miniera di Arlit, l’unica attiva delle tre di proprietà di Orano nel paese, è stata presidiata da 300 soldati per garantire la sua sicurezza.

Orano, presente in Niger da circa 50 anni, è stato oggetto di critiche da parte degli attivisti locali e francesi per non aver fatto abbastanza per evitare l’inquinamento delle falde acquifere del paese. Secondo le accuse, circa 20.000 tonnellate di fanghi radioattivi sono stati lasciati all’aperto, mettendo a rischio l’approvvigionamento idrico di 100.000 persone. Nel 2017, un tribunale nigerino ha aperto un’inchiesta su alcuni funzionari del paese accusati di aver ricevuto tangenti per rivendere l’uranio a prezzi scontati ad Orano. Tra questi funzionari c’era anche l’attuale ministro delle Finanze, Hassoumi Massoudou, che ha sempre respinto le accuse e sta cercando di resistere al colpo di Stato come primo ministro ad interim.

**Il maxi-gasdotto dalla Nigeria alla Sicilia**

Tutti questi elementi non giocano a favore della Francia e degli Stati membri dell’UE che importano energia nucleare dal paese. Nei mesi scorsi, è emerso il caso delle mancate sanzioni dell’UE sulle importazioni di tecnologia nucleare dalla Russia. Le centrali nucleari francesi, che coprono normalmente circa il 70% della produzione elettrica nazionale, dipendono dalle importazioni di uranio. Nel 2021, il 30% di tale importazione proveniva direttamente dalla Russia, mentre il resto proveniva principalmente dal Niger, dal Kazakistan e dall’Uzbekistan. Aumentare l’estrazione delle miniere nigerine avrebbe permesso alla Francia di ridurre la sua dipendenza da Putin e di stabilizzare i prezzi dell’uranio, che sono aumentati del 74% negli ultimi due anni.

Inoltre, l’UE è preoccupata anche per la sua dipendenza dal gas russo e sta cercando di ridurla. Uno dei progetti in corso è il maxi-gasdotto trans-sahariano che collegherebbe le enormi riserve

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